mercoledì 15 novembre 2017

SUI RIFIUTI LA REGIONE SI ACCORDI CON I COMUNI, INGIUSTIFICABILE L'USO DELLA FORZA



Il Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno esprime la propria preoccupazione per la deriva ideologica e anti-democratica che sta emergendo sulla questione Ato-Retiambiente, tra le minacce di commissariamento della Regione e lo scontro tra i comuni del territorio.
Proprio questo scontro dimostra quanto sia pericoloso per la parte pubblica cedere una quota anche minoritaria delle azioni di Retiambiente ad un unico socio privato, che si troverebbe di fronte una "maggioranza" in realtà divisa in decine di comuni, partiti, correnti e territori, facendo così strame delle loro esigenze grazie anche ai poteri di governance che gli sarebbero concessi.
Questa sproporzione di influenza, ovunque sono stati realizzati simili percorsi, ha di fatto allontanato la gestione dal territorio, provocando aumenti tariffari abnormi e inefficienze macroscopiche in regime di monopolio.
Leggiamo che tra i comuni che chiedono il commissariamento alla Regione, accusando di "campanilismo" chi si oppone al progetto, ci sono quelli di Rosignano e Peccioli. Cioé i due comuni che si sono guardati bene dal conferire in Retiambiente le loro mega-discariche di Scapigliato e Legoli, tenendosele per loro. Questi impianti potranno essere utilizzati dagli altri comuni solo tramite convenzione a pagamento. Prima di accusare gli altri di campanilismo, ci piacerebbe quindi che questi comuni procedessero al conferimento in Retiambiente delle loro discariche, dimostrando così di credere davvero al progetto dell'Ato.
Non convince neanche l'argomentazione che prova a legare una gestione sovra-provinciale privatizzata ad un incremento di efficienza: il rapporto dell'Antitrust IG49 del 2016 ha certificato ufficialmente che l'efficienza e l'efficacia del servizio siano meglio garantite in regime pubblico e in ambiti ristretti, intorno ai 100.000 abitanti.
Infatti le privatizzazioni avviate nelle altre Ato toscane sono state subito funestate da aumenti tariffari, gravi inefficienze e perfino preoccupanti inchieste penali.

Considerando che nell'ATO della costa ben tre capoluoghi di provincia su quattro (Massa, Lucca e Livorno) non hanno conferito le loro aziende in Retiambiente e volendo rispettare la volontà dei territori a prescindere dalla colorazione politica della varie amministrazioni, la strada più saggia per la Regione sarebbe quella di aprire un sereno confronto con i comuni per cercare una soluzione condivisa, senza ascoltare le sirene di chi vuole accaparrarsi con la forza un appalto da 7 miliardi di euro (pari alla TARI che dovremmo pagare in 25 anni). Non ci sono ne' si rischiano infatti emergenze di nessun tipo, anzi le aziende del territorio stanno producendo utili e aumentando la raccolta differenziata.
Il commissariamento è infatti una pistola scarica, già colpito duramente dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 249 del 2009 e previsto dalla normativa regionale solo per rimediare all'inerzia dei gestori (non delle Ato): se anche fosse possibile imporre la gara per la privatizzazione e l'affidamento del servizio a Retiambiente, per cedere le aziende locali all'Ato è necessaria comunque una delibera dei vari consigli comunali, quindi Retiambiente resterebbe senza strutture su gran parte del territorio.
La Regione potrebbe invece utilizzare l'art. 200 comma 7 del testo unico ambientale 152/2006, per cui "le regioni possono adottare modelli alternativi o in deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali", come ha fatto la Regione Emilia-Romagna, accordando a Forlì ed ai comuni limitrofi la possibilità di fare a meno del gestore unico privatizzato Hera s.p.a. per dotarsi di una loro azienda pubblica.

giovedì 7 settembre 2017

LASCIAMO LA GESTIONE DEI RIFIUTI FUORI DALLE SCHERMAGLIE POLITICHE



Abbiamo letto sul Tirreno l'intervento del responsabile ambiente del PD contro la raccolta porta-a-porta e vorremmo cogliere l'occasione per invitare tutte le forze politiche a non gettare nel tritacarne delle polemiche un argomento serio e particolarmente complesso come quello della gestione dei rifiuti. Non è possibile infatti assistere all'approvazione o alla critica dello stesso sistema di gestione...a seconda che ci si trovi al governo della Città o all'opposizione.
Per esempio, ricordiamo che è stato proprio il PD ad introdurre il porta-a-porta a Livorno così come lo vedono adesso i cittadini: nel 2008 in zona Picchianti, nel 2013 in Venezia, ad aprile 2014 a Porta-a-Terra, infine programmando i lotti a Salviano, Coteto e Colline, poi realizzati da Nogarin. Lo slogan utilizzato dal Comune all'epoca in cui il PD amministrava la Città era "il porta-a-porta porta bene a Livorno". 
Neanche allora erano presenti piattaforme autonome per il trattamento dei materiali. Come succede adesso, ci si rivolgeva a centri convenzionati in base agli accordi ANCI-Conai, che garantiscono per legge il pagamento in moneta sonante del materiale differenziato, cosa che fa risparmiare qualsiasi azienda coprendo anche i costi di raccolta.
Il PD sa bene che la raccolta porta-a-porta produce effetti positivi: giorni fa il Tirreno di Pisa e Massa riportava le dichiarazioni dei rispettivi sindaci (entrambi del PD) che annunciavano: "più porta-a-porta significa meno costi", "boom differenziata, ora la tari può diminuire". Per restare nella nostra provincia, i sindaci PD di Piombino, Cecina e di vari altri paesi stanno procedendo al passaggio verso il porta-a-porta, anche perché è l'unico sistema in grado di produrre la percentuale minima di raccolta differenziata richiesta dalla legge, evitando pesanti sanzioni. Così stanno facendo anche i sindaci PD di Milano, Bari, Forlì, Salerno, Treviso e centinaia di altri comuni. Nella stessa direzione si stanno orientando i sindaci di centro, di destra, del M5S e delle liste civiche. 
I costi calano sempre, anche senza maxifusioni e inceneritori, che hanno un impatto ambientale e sanitario terrificante e vanno chiusi al più presto, altro che preoccuparsi dei camion che portano il materiale differenziato a Guidonia!

mercoledì 6 settembre 2017

BASTA POLEMICHE SUL PORTA-A-PORTA, E' NECESSARIO NELL'INTERESSE DEI CITTADINI


In merito all'estensione del servizio di raccolta dei rifiuti porta-a-porta in tutta l'area urbana di Livorno, programmato in questi mesi dal Comune e dall'Aamps, riteniamo utile precisare che, in base ai dati ufficiali, tale metodo è finora risultato l'unico in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata e riciclo fissati dalla legge e dalle direttive europee.
Non fa eccezione Livorno, che rispetto alla percentuale minima richiesta dalla legge per la raccolta differenziata, pari al 65%, è sempre rimasta ferma intorno al 40%, a causa del sistema "anonimo" dei cassonetti stradali, circostanza che ha fatto scattare l'applicazione della famigerata ecotassa, che ha contribuito all'aumento della tariffa a carico dei cittadini.
Con l'introduzione del porta-a-porta, invece, i vari quartieri interessati arrivano a raddoppiare la percentuale, avvicinandosi o superando l'80%, ciò significa anche dimezzare i costi di smaltimento dell'indifferenziato e raddoppiare invece l'incasso, garantito per legge, per la rivendita del materiale differenziato ai consorzi del riciclo.
Non valgono le obiezioni secondo cui una zona possa essere più o meno inadatta al servizio, dato che ormai da anni viene applicato ovunque ed in qualsiasi circostanza: dal quartiere Scampia di Napoli ai paesi in alta montagna del Trentino, dalle metropoli come Milano ai territori rurali, dai centri storici alle periferie, dai grandi condomini alle zone isolate.
Di recente, la Corte dei Conti ha perfino condannato alcuni amministratori pubblici che si erano rifiutati di utilizzare il porta-a-porta, riconoscendo alla comunità un risarcimento per danno erariale e ambientale.
Sicuramente il cambiamento comporta all'inizio dei problemi e sta all'azienda ed al Comune risolverli velocemente in modo efficiente. Altrettanto certo è un minimo di sforzo richiesto ai cittadini, come venne chiesto anni fa con l'introduzione dell'obbligo di raccolta delle deiezioni canine e in altri casi, uno sforzo che devono fare nel loro esclusivo interesse. Noi vigileremo perché a Livorno, come è successo nelle altre città servite con il porta-a-porta, i cittadini vengano premiati da un calo della tariffa e soprattutto dalla diminuzione della quantità di veleni liberati nell'aria dall'inceneritore, che dovrà essere smantellato al più presto.

lunedì 21 agosto 2017

NEI QUARTIERI DI LIVORNO SERVITI DAL PORTA-A-PORTA RAGGIUNTO IL 76% DI RACCOLTA DIFFERENZIATA


Sono molto incoraggianti i risultati della raccolta porta-a-porta, che ormai a Livorno interessa circa 32mila abitanti (il 20% del totale): secondo i dati Aamps, nelle zone già servite con il nuovo metodo la raccolta differenziata ha superato il 76%, quasi il doppio rispetto agli altri quartieri, ancora bloccati dal vecchio sistema dei cassonetti, dove la percentuale è ferma da anni al 40% e la qualità della differenziata è pessima.

Vale la pena ricordare che, oltre ai benefici per l'ambiente e per la nostra salute, raddoppiare la percentuale di raccolta differenziata significa: 
1) dimezzare i costi di smaltimento, perché tutto ciò che viene differenziato adeguatamente non deve essere smaltito;
2) raddoppiare i ricavi corrisposti dai consorzi del riciclo, che pagano regolarmente il materiale differenziato in base ad accordi sottoscritti con i comuni;
3) non pagare più la cosiddetta "ecotassa", prevista per i comuni che non superano la percentuale minima del 65% di raccolta differenziata, stabilita dalla legge.

E' per questi motivi che man mano che viene esteso il porta-a-porta i costi complessivi del servizio diminuiscono, tanto è vero che l'investimento iniziale viene consentito anche in piena fase di concordato. Grazie all'estensione a tutto il territorio sarà possibile ridurre la tariffa e programmare lo spegnimento del cancro-inceneritore.
Vogliamo complimentarci con i cittadini che hanno dimostrato sensibilità e collaborazione, a dispetto delle leggende che li volevano meno civili degli abitanti di molte altre città italiane. Questa era una delle scuse puerili utilizzate per molti anni per ritardare l'avvio del nuovo servizio, aggravando la situazione ambientale e finanziaria di Livorno.

Consigliamo alcuni accorgimenti a tutti coloro che saranno interessati dall'estensione del porta-a-porta nelle prossime settimane:
1) per evitare la formazione di odori nel bidoncino dell'organico, utilizzare un po' di bicarbonato o espedienti simili;
2) per evitare odori negli altri bidoni, sciacquare bottiglie, vasetti e contenitori vari;
3) avvalersi del servizio quotidiano di ritiro a domicilio dei pannolini (sacchi rosa) chiamando il numero verde Aamps;
4) per evitare di chiedere ad Aamps una maggiore frequenza di raccolta (maggiori costi in tariffa) schiacciare in verticale bottiglie, contenitori e cartoni;
5) non conferire scontrini e carte sporche nel bidone della carta;
6) è possibile conferire polistirolo, tetrapak e alluminio nel bidone della plastica;
7) per esigenze straordinarie, non lasciare rifiuti fuori dai bidoni ma recarsi ai centri di raccolta (via Cattaneo o Picchianti) o prenotare con Aamps il ritiro gratuito a domicilio degli ingombranti.



giovedì 27 luglio 2017

ASSEGNATO IL PREMIO EFFETTO VENEZIA RIFIUTI ZERO 2017, ECCO I MIGLIORI ECO-RISTORANTI




Tra i tanti locali che hanno aderito all'eco-incentivo del Comune di Livorno in occasione dell'edizione 2017 della kermesse Effetto Venezia (lista completa), che prevede l'utilizzo di materiale riutilizzabile o compostabile al posto delle stoviglie usa-e-getta, meritano una menzione speciale quei ristoranti che hanno adottato ulteriori pratiche virtuose di riduzione dei rifiuti.
In base alla valutazione effettuata secondo il disciplinare "Effetto Venezia verso Rifiuti Zero", hanno ottenuto a pari merito il punteggio più alto questi tre locali:

Pizzeria della Veneziaviale Caprera 19

Sugovia Borra, 51

Osteria della Veneziaviale Caprera 41/45

Questi locali, oltre a preferire stoviglie riutilizzabili in ceramica, vetro, metallo, hanno anche eliminato il formato TNT (tessuto-non-tessuto) dalle tavole perché non riciclabile, a favore di tovaglie in cotone riutilizzabile o in carta riciclabile, si sono impegnati a servire l'acqua in recipienti di vetro e utilizzano anche contenitori "take away" per consentire ai clienti di evitare lo spreco alimentare rappresentato dai cibi non consumati al tavolo.

I ristoratori dell'Osteria della Venezia, della Trattoria Sugo e della Pizzeria della Venezia saranno premiati ufficialmente nei prossimi giorni con la consegna di un attestato di "eco-eccellenza", ci complimentiamo con loro e con tutti gli altri eco-ristoranti. Ma quest'anno abbiamo compiuto solo il primo passo, l'anno prossimo la selezione sarà ancora più dura e comprenderà anche una valutazione sulla percentuale e la qualità della raccolta differenziata effettuata da ogni locale.

Verso Rifiuti Zero!

lunedì 24 luglio 2017

EFFETTO VENEZIA VERSO RIFIUTI-ZERO: ECCO LA "WHITE LIST" DEGLI ECO-RISTORANTI



Si terrà a Livorno dal 26 al 30 luglio 2017 la kermesse estiva Effetto Venezia, che come ogni anno attirerà decine di migliaia di persone tra livornesi e turisti.
Quest'anno ci sarà un'ulteriore importante novità, in occasione dell'anno internazionale del turismo sostenibile proclamato dalle Nazioni Unite: il Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno ha creato il logo Effetto Venezia Rifiuti Zero, per accompagnare un percorso di sostenibilità dell'evento, attribuendolo ai locali che hanno accettato l'incentivo proposto dal Comune a favore dell'uso di materiale riutilizzabile o compostabile al posto dei formati usa-e-getta in plastica.
In base a quanto comunicatoci dall'amministrazione comunale, diffondiamo a scopo promozionale la "white list" di questi locali eco-sostenibili, che si sono impegnati a ridurre la produzione di rifiuti durante tutta la durata della manifestazione. I migliori fra loro, quelli cioè che si saranno distinti per l'adozione di ulteriori pratiche virtuose, saranno premiati con un attestato di eco-eccellenza nei prossimi giorni:

La Bottega di Campagna amica
Osteria pub 66
piazza dei Legnami 22
scali degli Isolotti 2-3
Morgiano via Carraia 18
Asd Alla Carraia via Carraia 8/10
Caffè Costalli via della Venezia 1
Papa Ernest via della Venezia13-a/scali ancore
Desiderio via della Venezia 19-21
Un'ottima annata scali del Pesce 7
Sud scali del pesce 5
Bar Forum scali del Pesce 55
Mediterraneo scali Ponte di Marmo 10
La dolce vita Enobistrot Cuvee scali Monte Pio 25
In Carne scali Monte Pio 11
Caffè in Venezia via Borra, 55
Sugo via Borra, 51
La Ponceria via Borra 40
Pituca wine via Borra 28
Enoteca Forte S.Pietro p.zza Domenicani 2
New revolution via San Marco 7
Il Forte via Forte San Pietro 26-33
After hour circolo SD p.zza del Luogo Pio 10
Circolo yeye italo romeno asd via delle Acciughe 4
QB scali delle Ancore 1
La cantina di Massimo scali Rosciano 10
Ale pizza viale Caprera, 5/7
Pizzeria della Venezia viale Caprera 19
Osteria della Venezia viale Caprera 41/45
Sez. Nautica Ardenza-Montenero scali Finocchietti 9
Sez.Nautica Salviano scali del Vescovado 3
La Vecchia Venezia pizzeria via della Venezia 3/5
Letredi via della Venezia 22/piazza luogo pio
Le botteghe p.zza Domenicani 20
Da Tito via dei Bagnetti 1
Madiba via della Madonna 56

Per qualsiasi segnalazione scrivere a: coordinamentorzlivorno@gmail.com 

mercoledì 12 luglio 2017

NO AI CASSONETTI INTERRATI, SBAGLIATA LA PETIZIONE NEL QUARTIERE SCOPAIA


Abbiamo notato con preoccupazione come l'estensione della raccolta differenziata porta-a-porta a Livorno stia provocando petizioni di protesta addirittura preventive, come accaduto nel quartiere Scopaia, che rischiano anche di gettare una questione squisitamente tecnica nell'arena della polemica politica.
Dai promotori della petizione viene prospettato il rischio di un peggioramento del servizio e delle condizioni igieniche, chiedendo per questo al Comune di installare cassonetti interrati come alternativa alla raccolta porta-a-porta, come è stato fatto in alcune zone dei comuni di Pisa e Firenze.
E' necessario ricordare che il sistema dei cassonetti interrati rischia invece di aggravare eventuali problemi igienici, dato che proprio a Tirrenia (PI) due anni fa vennero rimossi perché "indecorosi", oltre ad aver dato gli stessi problemi sia a Firenze che recentemente a Pisa, con vivaci proteste da parte dei residenti: intorno ai cassonetti si formano infatti discariche abusive ed inoltre non viene garantita adeguatamente la differenziazione del rifiuto.
Bisogna poi attentamente valutare i costi: a Pisa l'istallazione degli ultimi 42 cassonetti automatizzati, tra interrati e fuori terra, è costata ben 3,4 milioni di euro, con una spesa media di 81mila euro per ogni cassonetto, molto superiore a quella necessaria per acquistare un'automobile di lusso. Visti oltretutto i risultati, si tratta indubbiamente di uno spreco insopportabile di denaro pubblico.
Tutti i dati ufficiali certificano ormai da anni che il sistema porta-a-porta è quello che garantisce complessivamente i costi minori e la resa maggiore dal punto di vista della differenziata e del decoro. Se quindi è giusto chiedere una buona organizzazione dello stesso, che agevoli gli utenti anche attraverso servizi aggiuntivi dedicati ad esempio all'organico in estate o ai pannolini, non si comprende invece la richiesta di applicare altre soluzioni costosissime e fallimentari. Il nostro Coordinamento si attiverà nelle prossime settimane per informare correttamente i cittadini e favorire il progressivo perfezionamento del porta-a-porta in base alle loro esigenze.

martedì 4 luglio 2017

EFFETTO VENEZIA INIZIA IL PERCORSO VERSO RIFIUTI-ZERO



Il Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno ha apprezzato l'iniziativa del Comune di Livorno a proposito dell'introduzione di un eco-sconto sulla quota di partecipazione ad Effetto Venezia, a favore di coloro che somministreranno alimenti e bevande con stoviglie riutilizzabili o biodegradabili anziché materiale in plastica usa-e-getta.
Oltre ad una questione di decoro e pulizia, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati infatti danneggia l'ambiente, la salute e costa molto denaro all'azienda e, mediante la tariffa, ai cittadini ed agli stessi locali.

Nell'anno internazionale del turismo sostenibile e tenuto conto che oltre il 30% dei visitatori presenti ad Effetto Venezia non risiede a Livorno, è importante per la città dare un segnale di attenzione all'ambiente ed aprirsi a quella quota sempre crescente di turisti, ma anche cittadini residenti, che chiedono qualità non solo per quanto riguarda il servizio ed i prodotti, ma anche nella gestione degli sprechi e dei rifiuti.

Il nostro Coordinamento intende supportare coloro che usufruiranno dell'eco-sconto fornendo loro una promozione pubblicitaria gratuita a livello nazionale, attraverso la diffusione via internet e sui social network di una "white list" di locali a rifiuti-zero, soprattutto nei circuiti del turismo sostenibile, del mondo ambientalista, ecologista e del consumo consapevole. 
A questi locali verrà concesso il logo "Effetto Venezia a Rifiuti-zero" ed i migliori, quelli cioè che oltre ad abolire l'usa-e-getta in plastica utilizzeranno l'acqua pubblica in caraffe di vetro, iniziative anti spreco alimentare e tovaglie riutilizzabili o riciclabili, verranno anche premiati con un attestato di eco-eccellenza.

E' previsto anche un servizio per ordini cumulativi, a prezzi di maggior favore, di materiale biodegradabile.
I nostri attivisti saranno presenti durante tutta la durata della manifestazione, per verificare il rispetto dei disciplinari e fornire ulteriore promozione gratuita ai locali eco-sostenibili.
Chi desidera aderire alla "white list" dei locali eco-sostenibili può scrivere a coordinamentorzlivorno@gmail.com.

giovedì 8 giugno 2017

VERSO RIFIUTI-ZERO: LIVORNO FACCIA COME FORLI' E L'ATO SI ADEGUI COME IN EMILIA-ROMAGNA


In questi giorni il Comune di Forlì, insieme ad altri del suo comprensorio, ha abbandonato definitivamente Hera s.p.a., la mega-azienda dei rifiuti privatizzata, quotata in borsa e rimasta tristemente nota per l'inchiesta penale sull'inceneritore di Coriano, per costituire una piccola società 100% pubblica che persegue la strategia "rifiuti-zero": punta a spegnere l'inceneritore aumentando differenziata e riciclo. 

Sembra ormai definitivamente crollato il paradigma sulla gestione dei rifiuti basato su tre dogmi: gigantismo aziendale, privatizzazione e incenerimento.
Le avvisaglie, nettissime, ci furono già all'inizio del 2016, quando l'Antitrust nel suo rapporto rese noto non solo che la dimensione ideale per la gestione dei rifiuti si colloca in una fascia intorno ai 100.000 abitanti, consigliando di frazionare le gestioni più ampie (Hera gestisce 4 milioni di persone), ma anche che le privatizzazioni hanno causato tariffe troppo alte e che la raccolta porta-a-porta conduce alla riduzione dei costi pagati dai cittadini rispetto all'incenerimento (senza contare i danni alla salute). Tutto scritto nero su bianco, compresa la necessità di evitare che le stesse aziende gestiscano oltre alla raccolta anche gli impianti di smaltimento, per evitare conflitti di interesse (meno rifiuto viene differenziato, più tonnellate vengono smaltite).

In Toscana da tempo assistiamo ad altri segnali dello stesso tipo: mentre il progetto di costituire mega-aziende privatizzate (ognuna con i propri inceneritori, sull'esempio dell'emiliana Hera e di altre) continua ad arrancare tra inchieste e problemi politico-amministrativi, i risultati migliori in termini di efficienza e sostenibilità ambientale sono stati prodotti proprio da aziende medio-piccole, totalmente pubbliche e dedicate alla differenziata, come l'Ascit nella piana lucchese o Publiambiente nella zona empolese.

L'Atesir dell'Emilia-Romagna, corrispettivo dell'ATO della Costa Toscana, ha riconosciuto insieme alla Regione il diritto dei Comuni di scegliere se affidare la gestione dei rifiuti al gigante privatizzato Hera oppure ad una azienda pubblica. Un diritto sancito dalla Costituzione, dalle norme di principio sugli Enti Locali e dalla volontà popolare espressa nel referendum sui servizi pubblici. 

Anche Livorno ha quindi il diritto di tenersi la sua azienda pubblica, abbandonando le zavorre che l'hanno portata quasi nel baratro, a partire da discariche e inceneritori. Il Comune ha il dovere di seguire un percorso di questo tipo, mentre l'ATO e la Regione non devono ostacolarlo nel tentativo di applicare ricette superate, come quella che prevede l'adesione "obbligatoria" al gestore unico privatizzato Retiambiente s.p.a.

venerdì 19 maggio 2017

FACCIAMO DUE CONTI: PER FAR SCENDERE LA TARI DOBBIAMO PRODURRE MENO RIFIUTI


In questo periodo i livornesi sono alle prese come ogni anno con il pagamento della tariffa sui rifiuti, quindi è il momento giusto per riflettere sulla natura dei costi e dei ricavi sostenuti da un'azienda di gestione dei rifiuti e sulle opportuità offerte dalla strategia rifiuti-zero per ottenere una diminuzione non solo dell'inquinamento, ma anche della tariffa per imprese e famiglie.

Ogni livornese produce in media più di mezza tonnellata di rifiuti l'anno, mentre nei territori in cui i cittadini hanno già adottato scelte di riduzione e riuso su larga scala (per esempio depurando l'acqua del rubinetto o servendosi alle fontanelle di qualità anziché utilizzare le bottiglie di plastica, acquistando prodotti sfusi o ricaricabili, ecc.) si è verificato un calo della produzione dei rifiuti di almeno un terzo del peso totale. Tutto questo si è tradotto in un calo drastico delle spese di raccolta e trasporto dei rifiuti: i bidoni devono essere vuotati meno spesso e di conseguenza tutte le spese collegate al servizio diminuiscono.

In secondo luogo, vanno considerate le spese di trattamento e smaltimento: anch'esse ovviamente, essendo pagate in euro per tonnellata, calano in modo considerevole se viene ridotta la produzione dei rifiuti. Inoltre all'aumentare della raccolta differenziata i costi di smaltimento dell'indifferenziato scendono ulteriormente e l'azienda aumenta gli incassi corrisposti dai consorzi del riciclo in cambio del materiale differenziato.

Considerato che circa l'80% dei costi di Aamps viene coperto dalla tariffa e che questi costi sono legati alla quantità di rifiuti da raccogliere e smaltire, è prioritario quindi che l'azienda e tutti gli utenti entrino sempre più nell'ottica di ridurre la quantità dei rifiuti: "buttare via" un imballaggio superfluo, un giocattolo o un abito che qualcun altro potrebbe apprezzare, un mobile che potrebbe essere riparato, una bottiglia che potrebbe essere di nuovo riempita e così via, contribuisce non solo a peggiorare la qualità dell'ambiente in cui viviamo, ma anche a mettere in moto una costosa procedura di gestione che ogni anno siamo chiamati a pagare.

Certamente il doveroso incremento dell'efficienza aziendale può favorire un calo della tariffa, ma non potrà mai azzerare il costo di gestione di ogni singolo rifiuto, come invece può fare la decisione consapevole di evitare di produrlo.

INCREDIBILE A SCAPIGLIATO: CHI PIU' INQUINA, MENO PAGA


Tra le oltre 300 osservazioni già pervenute alla Regione Toscana contro il progetto di ampliamento della discarica di Scapigliato, sono presenti anche quelle elaborate dal Comitato Rifiuti-zero Cecina, che aderisce al Coordinamento provinciale Rifiuti-zero.
In particolare, vengono indicati tra gli altri alcuni aspetti che riteniamo di notevole gravità:
1) l'atto dirigenziale n. 159/2012 della Provincia di Livorno prevede che "all'esaurimento della volumetria autorizzata il gestore dovrà avviare la procedura di chiusura" e non certo chiedere una nuova autorizzazione per abbancare altri 6 milioni di tonnellate;
2) il Piano regionale prevede una sostanziale diminuzione dei rifiuti urbani e speciali conferiti in discarica, oltre alla nascita di filiere del riciclo dei rifiuti speciali, contrastando quindi nettamente con il progetto di ampliamento a Scapigliato;
3) i conferimenti richiesti risulterebbero superiori all'intero fabbisogno di tutta la Toscana costiera (ATO), senza contare la costante tendenza regionale di diminuzione dello smaltimento dei rifiuti speciali, calato del 33% in 7 anni;
4) la convenzione firmata da ATO Costa e REA Impianti il 14 marzo 2017 prevede prezzi di conferimento in discarica che si riducono con l'aumento dei conferimenti annuali: partendo da un costo di 75 euro a tonnellata si procede a scontare il prezzo fino a 65 euro a tonnellata man mano che i conferimenti aumentano! Questo criterio può essere definito "chi più inquina, meno paga" e distorce il sistema di gestione dei rifiuti sfavorendo le pratiche prioritarie virtuose indicate dalla normativa nazionale, europea e regionale, compensando in tutto o in parte le penalizzazioni tariffarie applicate dalla Regione per i conferimenti in discarica.
Per tutti questi motivi e per molti altri indicati nelle osservazioni presentate, continuiamo a chiedere con forza che REA Impianti ritiri il progetto e ne presenti uno realmente rivolto alla chiusura della discarica ed allo sviluppo di impianti di recupero e riciclo dei materiali, come era stato assicurato ai cittadini: non si può prescindere da una diminuzione progressiva dei conferimenti autorizzati dalla Regione, fino ad arrivare a zero nel più breve tempo possibile.

martedì 9 maggio 2017

IL "FUTURO" DI ROSIGNANO? ALTRI 6 MILIONI DI TONNELLATE DI MONNEZZA IN DISCARICA


Si è svolto giovedì sera l'incontro pubblico "Quale futuro per Scapigliato?" tra il Coordinamento Rifiuti-Zero, REA Impianti ed il Comune di Rosignano Marittimo, alla presenza di oltre 80 cittadini e con la partecipazione di Rossano Ercolini e Roberto Repeti per Rifiuti-Zero, Alessandro Giari al vertice di REA ed il vicesindaco Daniele Donati.

Giari ha presentato all'assemblea il progetto "Fabbrica del futuro" trovando pieno sostegno da parte di Donati: entrambi hanno sottolineato la volontà di riconvertire la discarica in un polo impiantistico per il recupero e riutilizzo delle materie.

Repeti ha presentato a sua volta nel dettaglio tutte le contestazioni mosse al progetto da parte del Coordinamento Rifiuti-Zero, la più eclatante in assoluto è stata indicata nella richiesta presentata alla Regione di autorizzare lo stoccaggio in discarica di ulteriori 460.000 tonnellate l'anno tra rifiuti urbani e soprattutto industriali, una quota che rimane fissa fino al 2031, quindi per altri 15 anni. Una richiesta di questo genere fa a pugni con la proclamata volontà di superare la discarica come unico metodo di gestione dei rifiuti, investendo oltretutto tempo e denaro in "centri di ricerca" e collaborazioni prestigiose con organismi scientifici.

Ercolini ha ricordato che le mega-discariche come quella di Scapigliato hanno tenuto bloccata la Toscana negli anni in cui il paese e il resto del mondo hanno fatto passi da gigante nel campo del riciclo dei materiali e nella riduzione degli smaltimenti: ormai da tempo perfino la Campania ha superato la Toscana in quanto a performance di raccolta differenziata. Puntare ancora sulla discarica, raddoppiandone addirittura l'area, rappresenta per Ercolini il tentativo di punire ancora un territorio, premiando un'industria "sporca" che lascerà in eredità un grave inquinamento e la necessità di spendere cifre gigantesche per le obbligatorie bonifiche della zona.

Ercolini ha proposto a REA e Comune una moratoria sul progetto per esplorare nel frattempo tutte le possibilità per riconvertire velocemente l'azienda al riutilizzo dei materiali, tutelando e incentivando l'occupazione, garantendo i profitti e realizzando una valida exit-strategy dall'era ormai paleolitica delle discariche.

L'incontro si è concluso con la promessa di nuovi confronti e approfondimenti, anche se la volontà dell'azienda per ora sembra inequivocabilmente quella di non rinunciare in nessun caso alle oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti con cui proseguire la tradizione superata, costosa e dannosa dello smaltimento inquinante.

mercoledì 19 aprile 2017

RESPINGIAMO LE ACCUSE DI REA, IL LORO PROGETTO E' UNA MEGA-DISCARICA


Vogliamo innanzitutto ringraziare l'amministratore di REA Impianti per aver prontamente risposto al nostro Coordinamento, tuttavia, facciamo notare che purtroppo la replica di Giari non contiene nessuna smentita alla nostre affermazioni a proposito del progetto Scapigliato, a partire dal futuro raddoppio dell'area della discarica, compresa una nuova sezione per rifiuti contenenti amianto. 
Si ha quindi la sensazione di aver capito anche troppo bene di cosa stiamo parlando, se non altro perché ci siamo limitati ad esaminare il progetto presentato alla Regione Toscana nei suoi contenuti tecnici oggettivi, al di là delle presentazioni più o meno promozionali.
Respingiamo quindi l'accusa di voler fare propaganda, visto che semmai sono REA e il Comune a propagandare un raddoppio della discarica come chissà quale progetto "innovativo", nonché quella di voler evitare il confronto: non siamo stati tra i "soggetti" che REA avrebbe cercato di incontrare in questi mesi, ma raccogliamo volentieri l'invito ad un colloquio, purché rigorosamente pubblico, anche se ormai successivo al deposito del progetto in Regione. Servirebbe comunque a chiarire molti aspetti del progetto Scapigliato all'opinione pubblica, visto che cittadini e associazioni hanno tempo fino al 18 maggio per presentare alla Regione osservazioni e contributi.
La lunga reprimenda di Giari nei nostri confronti, essendo priva di dati utili a smentire le nostre critiche, non è infatti riuscita a dissipare la nostra preoccupazione, ma anzi l'ha ulteriormente aggravata.

venerdì 14 aprile 2017

UN PROGETTO MOSTRUOSO A ROSIGNANO: RADDOPPIA L'AREA DELLA DISCARICA



Il Coordinamento provinciale Rifiuti-zero esprime grave preoccupazione per la presentazione del progetto di ampliamento della discarica di Scapigliato, presentato nei giorni scorsi a Rosignano e denominato pomposamente "Fabbrica del futuro". 
Al di là della propaganda spicciola, che cerca di dipingere tale progetto come orientato a strategie ecologiche e sostenibili, esaminando la documentazione presentata alla Regione sembra proprio che le intenzioni di Rea e del Comune siano ben altre: ampliare la capacità della discarica di altri 5 milioni di metri cubi, oltre a costruire una sezione dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto. 
Contrariamente a quanto annunciato, non sono previsti ne' l'impianto di valorizzazione delle raccolte differenziate, ne' il centro di ricerca per l'economia circolare. La richiesta di variante urbanistica invece prevede praticamente il raddoppio dell'area della discarica, dagli attuali 80 ettari a circa 150 ettari. 
Inoltre, nonostante le dichiarazioni pubbliche parlino di una progressiva riduzione dei conferimenti, in realtà il progetto è dimensionato per il mantenimento costante degli attuali volumi almeno fino al 2031, quando l'impianto avrà un'età di 49 anni. 
Il costo complessivo dell'operazione è gigantesco: 92 milioni di euro. C'è da restare sbalorditi osservando come enti e società pubbliche dichiarino di voler applicare le direttive europee e nazionali sulla riduzione dei conferimenti in discarica (giustificando per questo anche impianti dannosi come gli inceneritori), salvo poi investire decine di milioni in questo business disastroso, evitando qualsiasi tipo di iniziativa per favorire la riduzione dei rifiuti o il loro riutilizzo nel ciclo economico. 
Eppure per sostenere queste strategie alternative servirebbero investimenti molto più contenuti e la resa in termini di posti di lavoro sarebbe più vantaggiosa e stabile. 
Il nostro Coordinamento invita i cittadini e tutte le forze politiche a mobilitarsi contro il raddoppio della discarica di Rosignano, inoltre annuncia la preparazione di un esposto nei confronti dei responsabili della mancata attuazione delle norme sulla raccolta differenziata ed il riciclo.

lunedì 10 aprile 2017

AAMPS E USURA, QUALCUNO INDAGA?



In merito agli approfondimenti pubblicati dalla Nazione sulle ipotesi di anatocismo e usura che potrebbero aver danneggiato Aamps , il nostro Coordinamento vorrebbe formulare pubblicamente alcune domande al Comune e all'azienda:

1) se esistono pareri legali che hanno sconsigliato al Comune e ad Aamps di agire contro le banche, perché non vengono resi pubblici?

2) Visto che l'usura è un reato molto grave, sono state aperte inchieste in proposito? Come è possibile che ben tre banche possano aver applicato anatocismo e tassi di usura all'Aamps senza che nessuno se ne sia accorto per molto tempo?

3) E' vero o no che per legge i vertici di Comune e di Aamps avevano l'obbligo di segnalare tali ipotesi di reato, in quanto pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio? 

4) E' vero o no che le stesse persone avevano l'obbligo di recuperare le somme per evitare l'enorme danno erariale che potrebbe aver subìto Aamps?

5) Come fa il Comune ad affermare che la questione dell'usura "è stata risolta dal concordato" (come se fosse possibile attribuire al Tribunale fallimentare le competenze della Procura della Repubblica e della Corte dei Conti)? Tra l'altro, leggendo pag. 39 del concordato pare sia stato riconosciuto alle banche non una penalizzazione ma un premio: una percentuale di stralcio minore rispetto agli altri creditori, oltre a beneficiare del diritto a vedersi pagati non solo i crediti stralciati, in caso di ulteriori disponibilità di cassa, ma anche il 50% di quanto eventualmente recuperato da azioni di responsabilità. Si è mai vista tanta generosità in un concordato?

Crediamo che i cittadini abbiano il diritto di sapere tutto a proposito del rapporto tra azienda e banche, comprese le somme chieste in prestito da Aamps per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'inceneritore in tutti questi anni, giusto per confrontare i marginali ricavi dell'impianto (circa il 10% del totale delle entrate aziendali) con una stima completa dei costi.

giovedì 30 marzo 2017

INCENERITORE, AAMPS STA TESSENDO LA TELA DI PENELOPE?



In relazione alla recente approvazione del piano PTF di Aamps e alle relative polemiche, vorremmo chiarire al sindaco di Livorno che, ferma restando la nostra volontà di collaborare con il Comune a prescindere dal colore politico dei propri vertici, i nostri appelli non scaturiscono mai dalla volontà di criticare o di ottenere visibilità, ma dalla valutazione tecnica dei documenti ufficiali.
Pur prendendo atto dell'accantonamento di risorse previsto in un fondo di ripristino ambientale, abbiamo notato infatti che nel PTF, atto di "azione strategica per i prossimi 5 anni" (quindi fino al 2021):
- un'intera sezione (pag. 19-22) è dedicata all'inceneritore, ma non si parla mai di una futura chiusura, anzi l'impianto viene presentato come il fiore all'occhiello dell'azienda, leggere per credere;
- l'unica futura dismissione di impianti prevista nel piano (pag. 33, 36-37 e 52) è quella riguardante il preselezionatore;
- non viene specificato a cosa potrà essere destinato il fondo di ripristino ambientale;
- la perizia giurata riguardante il "pratino" non viene mai citata nel piano.
In questi giorni è stato affermato che la normativa impedirebbe di destinare chiaramente allo spegnimento dell'inceneritore almeno parte del fondo di ripristino, citando il Dpr 158/1999. Abbiamo verificato e in quel decreto non c'è traccia di quel presunto divieto. 
Altra stranezza: nel piano si fa riferimento solo ai costi del porta-a-porta, per coprire i quali si programma di raddoppiare il fatturato per i rifiuti inceneriti da fuori Livorno, ma non vengono mai indicati i maggiori introiti erogati dai consorzi del riciclo grazie al nuovo tipo di raccolta, che da soli sono invece sufficienti sia a sostenere le spese che a finanziare un calo della tariffa.
Nella migliore delle ipotesi, si ha l'impressione che almeno una parte dell'azienda stia tirando il freno sui cambiamenti annunciati dal Comune, evitando di inserire nella pianificazione gli indirizzi dettati dal vertice politico. Il nostro Coordinamento non può che avvertire gli interessati e l'opinione pubblica di questa strana distonia tra annunci e documenti ufficiali, con l'unico scopo di premere perché tale schizofrenia aziendale venga superata prima possibile.

venerdì 17 febbraio 2017

LETTERA AL SINDACO DI LIVORNO: L'INCENERITORE VA CHIUSO DAVVERO


Dopo le dichiarazioni del presidente di Aamps della scorsa settimana, a favore dell'inceneritore e della sua presunta capacità di sostenere finanziariamente l'azienda (quando è dimostrato il contrario), abbiamo molto gradito che lei abbia invece voluto ribadire di voler spegnere l'impianto nel più breve tempo possibile, visto che oltre ad affossare i conti è molto pericoloso per la salute dei cittadini.
Le modalità con cui l'amministrazione vorrebbe programmare lo spegnimento ci lasciano però molto perplessi, innanzitutto perché viene sostenuta la necessità di dover accantonare prima cospicui fondi per una presunta bonifica: ci risulta che ovunque sia stato deciso di chiudere un inceneritore lo si è semplicemente chiuso, valutando successivamente un progetto per la messa in sicurezza. Questo è previsto anche nelle prescrizioni fissate per l'inceneritore di Livorno (pag. 34 AIA). Va dimostrato prima di tutto se e quanto il terreno sia stato contaminato (caratterizzazione), poi servirebbero una stima ufficiale dei costi di intervento e la dimostrazione dell'effettiva utilità di farci un "pratino" (che farebbe impennare gli eventuali costi di ripristino del sito), invece di riconvertire più proficuamente l'impianto, per esempio, in un centro per la valorizzazione della raccolta differenziata.
Inoltre, il Comune continua a sostenere che il mantenimento in funzione dell'inceneritore alla massima capacità fino almeno al 2021 sia necessario ai fini del risanamento, mentre la stessa Aamps ha invece certificato nel piano di concordato che l'inceneritore è uno dei principali fattori di crisi finanziaria. Le aziende che hanno dismesso il loro impianto, o che hanno scelto di non costruirlo, dedicandosi al riciclo si sono infatti velocemente rimesse in sesto oppure non sono mai entrate in crisi.
Infine, dobbiamo ricordare che nel piano presentato in tribunale non c'è traccia dell'operazione "pratino", ne' di qualsiasi altro progetto di progressiva dismissione dell'impianto, per questo le chiediamo di rendere ufficiale e immediatamente operativo un progetto concreto di spegnimento, anche graduale ma che cominci molto prima della fine del suo mandato amministrativo.
Nel frattempo, ringraziamo lei e la sua amministrazione perché la raccolta porta-a-porta si sta progressivamente estendendo a tutta l'area urbana, fatto che lascia sperare in un rapido aumento della raccolta differenziata, che si traduce ovunque in una diminuzione dei costi di smaltimento e nell'aumento dei ricavi erogati dai consorzi del riciclo. I gruppi di quartiere aderenti al Coordinamento rifiuti-zero sono pronti a collaborare gratuitamente con il Comune per coinvolgere e sensibilizzare i cittadini a favore di una piena riuscita dell'operazione, anche attraverso l'attivazione del tavolo tecnico con Aamps (promesso ad ottobre ma purtroppo mai convocato), sperando che serva a chiudere presto la pagina dell'incenerimento a Livorno e ad inaugurare finalmente una gestione virtuosa.

giovedì 2 febbraio 2017

DICHIARAZIONI SBALORDITIVE E PREOCCUPANTI DEI VERTICI AAMPS



Le dichiarazioni dei vertici di Aamps apparse sul Tirreno il 01/02/2017 meritano un approfondimento.
Lascia sbalorditi il fatto che un consigliere di amministrazione smentisca quanto dichiarato dal presidente dell'azienda a proposito dell'esistenza di "300 pagine di allegati" al piano di concordato (Tirreno del 22/07/2016), affermando invece che l'intero piano, industriale e di concordato, consista nello striminzito documento di 40 pagine reso pubblico: chi dei due dice la verità?
Il presidente di Aamps si è lanciato inoltre in una dichiarazione a proposito della convenienza economica che le aziende avrebbero dalla gestione di un inceneritore, rispetto a quelle che non possiedono un impianto del genere. Tale dichiarazione sembra contrastare con quanto asserito dalla stessa persona nel piano di concordato a pag. 5, ove l'inceneritore viene indicato tra i principali fattori di crisi finanziaria di Aamps, dopo la scadenza dei finanziamenti pubblici nel 2011, che avrebbe comportato una perdita di cassa di almeno 15 milioni di euro in 5 anni.
L'affermazione secondo cui sprechi per almeno un milione di euro l'anno erano dovuti all'assenza di procedure di gara per la scelta dei fornitori, se da un lato rallegra per la fine di un tale scandaloso metodo di gestione, dall'altro lascerebbe esterrefatti in caso di assenza di qualsiasi azione di responsabilità e risarcimento intentata dall'azienda nei confronti dei precedenti vertici e degli organi aziendali e comunali preposti al controllo.
Tralasciamo le preoccupanti novità di una raccolta porta a porta fatta "a ciambella" (cioè nelle periferie ma non in centro città, almeno nei prossimi mesi) e senza applicazione della tariffa incentivante, per ribadire infine la nostra assoluta contrarietà ad una politica che non punta a tutelare la salute pubblica, visto che progetta un maggiore incenerimento di rifiuti provenienti da fuori città quanto più materiale i livornesi riusciranno a differenziare e riciclare. 

mercoledì 18 gennaio 2017

DEPOSITATO L'ESPOSTO SU AAMPS, IPOTIZZATI DANNI PER 19 MILIONI



Questa mattina una rappresentanza delle associazioni e dei cittadini aderenti al Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Livorno ha depositato l'annunciato esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti, ipotizzando un danno erariale a carico dei precedenti e degli attuali amministratori comunali, regionali e di AAMPS che potrebbe arrivare alla cifra astronomica di circa 19 milioni di euro, per il periodo di tempo tra il 2008 e il 2016, pari ad oltre la metà del debito accumulato dall'azienda e destinato ad essere ripianato mediante la procedura di concordato.
Il danno calcolato comprende sia le maggiorazioni tariffarie imposte dalla legge a chi non rispetta le percentuali obbligatorie di raccolta differenziata, sia i costi aggiuntivi di smaltimento in discarica e nell'inceneritore, sia i mancati incassi dai consorzi di filiera per il materiale differenziato.
A quanto risulta, dal 2008 AAMPS e Comune non hanno mai rispettato la normativa sulla percentuale minima di raccolta differenziata. La responsabilità contabile si prescrive in 5 anni ma può estendersi fino a 10 anni in caso di occultamento doloso del danno o di omessa denuncia dello stesso.
L'azione del Coordinamento livornese Rifiuti Zero è stata decisa all'indomani della conferma in appello delle condanne per un analogo esposto presentato in Liguria, conferma avvenuta lo scorso ottobre al termine di un'inchiesta contabile che per il solo fatto di essere stata avviata aveva già provocato un balzo dal 28% al 70% di raccolta differenziata in un solo anno, nel territorio interessato.
Confidiamo che l'esposto possa essere utile anche al Tribunale fallimentare, perché il risanamento di AAMPS avvenga nel rispetto della normativa e tenendo presenti i reali costi e benefici delle strategie di recupero e smaltimento.