venerdì 17 febbraio 2017

LETTERA AL SINDACO DI LIVORNO: L'INCENERITORE VA CHIUSO DAVVERO


Dopo le dichiarazioni del presidente di Aamps della scorsa settimana, a favore dell'inceneritore e della sua presunta capacità di sostenere finanziariamente l'azienda (quando è dimostrato il contrario), abbiamo molto gradito che lei abbia invece voluto ribadire di voler spegnere l'impianto nel più breve tempo possibile, visto che oltre ad affossare i conti è molto pericoloso per la salute dei cittadini.
Le modalità con cui l'amministrazione vorrebbe programmare lo spegnimento ci lasciano però molto perplessi, innanzitutto perché viene sostenuta la necessità di dover accantonare prima cospicui fondi per una presunta bonifica: ci risulta che ovunque sia stato deciso di chiudere un inceneritore lo si è semplicemente chiuso, valutando successivamente un progetto per la messa in sicurezza. Questo è previsto anche nelle prescrizioni fissate per l'inceneritore di Livorno (pag. 34 AIA). Va dimostrato prima di tutto se e quanto il terreno sia stato contaminato (caratterizzazione), poi servirebbero una stima ufficiale dei costi di intervento e la dimostrazione dell'effettiva utilità di farci un "pratino" (che farebbe impennare gli eventuali costi di ripristino del sito), invece di riconvertire più proficuamente l'impianto, per esempio, in un centro per la valorizzazione della raccolta differenziata.
Inoltre, il Comune continua a sostenere che il mantenimento in funzione dell'inceneritore alla massima capacità fino almeno al 2021 sia necessario ai fini del risanamento, mentre la stessa Aamps ha invece certificato nel piano di concordato che l'inceneritore è uno dei principali fattori di crisi finanziaria. Le aziende che hanno dismesso il loro impianto, o che hanno scelto di non costruirlo, dedicandosi al riciclo si sono infatti velocemente rimesse in sesto oppure non sono mai entrate in crisi.
Infine, dobbiamo ricordare che nel piano presentato in tribunale non c'è traccia dell'operazione "pratino", ne' di qualsiasi altro progetto di progressiva dismissione dell'impianto, per questo le chiediamo di rendere ufficiale e immediatamente operativo un progetto concreto di spegnimento, anche graduale ma che cominci molto prima della fine del suo mandato amministrativo.
Nel frattempo, ringraziamo lei e la sua amministrazione perché la raccolta porta-a-porta si sta progressivamente estendendo a tutta l'area urbana, fatto che lascia sperare in un rapido aumento della raccolta differenziata, che si traduce ovunque in una diminuzione dei costi di smaltimento e nell'aumento dei ricavi erogati dai consorzi del riciclo. I gruppi di quartiere aderenti al Coordinamento rifiuti-zero sono pronti a collaborare gratuitamente con il Comune per coinvolgere e sensibilizzare i cittadini a favore di una piena riuscita dell'operazione, anche attraverso l'attivazione del tavolo tecnico con Aamps (promesso ad ottobre ma purtroppo mai convocato), sperando che serva a chiudere presto la pagina dell'incenerimento a Livorno e ad inaugurare finalmente una gestione virtuosa.

giovedì 2 febbraio 2017

DICHIARAZIONI SBALORDITIVE E PREOCCUPANTI DEI VERTICI AAMPS



Le dichiarazioni dei vertici di Aamps apparse sul Tirreno il 01/02/2017 meritano un approfondimento.
Lascia sbalorditi il fatto che un consigliere di amministrazione smentisca quanto dichiarato dal presidente dell'azienda a proposito dell'esistenza di "300 pagine di allegati" al piano di concordato (Tirreno del 22/07/2016), affermando invece che l'intero piano, industriale e di concordato, consista nello striminzito documento di 40 pagine reso pubblico: chi dei due dice la verità?
Il presidente di Aamps si è lanciato inoltre in una dichiarazione a proposito della convenienza economica che le aziende avrebbero dalla gestione di un inceneritore, rispetto a quelle che non possiedono un impianto del genere. Tale dichiarazione sembra contrastare con quanto asserito dalla stessa persona nel piano di concordato a pag. 5, ove l'inceneritore viene indicato tra i principali fattori di crisi finanziaria di Aamps, dopo la scadenza dei finanziamenti pubblici nel 2011, che avrebbe comportato una perdita di cassa di almeno 15 milioni di euro in 5 anni.
L'affermazione secondo cui sprechi per almeno un milione di euro l'anno erano dovuti all'assenza di procedure di gara per la scelta dei fornitori, se da un lato rallegra per la fine di un tale scandaloso metodo di gestione, dall'altro lascerebbe esterrefatti in caso di assenza di qualsiasi azione di responsabilità e risarcimento intentata dall'azienda nei confronti dei precedenti vertici e degli organi aziendali e comunali preposti al controllo.
Tralasciamo le preoccupanti novità di una raccolta porta a porta fatta "a ciambella" (cioè nelle periferie ma non in centro città, almeno nei prossimi mesi) e senza applicazione della tariffa incentivante, per ribadire infine la nostra assoluta contrarietà ad una politica che non punta a tutelare la salute pubblica, visto che progetta un maggiore incenerimento di rifiuti provenienti da fuori città quanto più materiale i livornesi riusciranno a differenziare e riciclare.