venerdì 16 novembre 2018

ALLARME, LIVORNO STA DIVENTANDO LA PATTUMIERA DELLA TOSCANA


Abbiamo sempre messo in guardia dal pericolo di un progressivo accentramento verso la nostra città delle attività di smaltimento inquinante dei rifiuti di mezza regione.

E' servito a poco invitare gli interessati a leggere il piano di concordato Aamps, che non prevede affatto la chiusura dell'inceneritore ma lo sviluppo del suo utilizzo da parte delle città che hanno spento di recente i loro impianti, come Pisa, o hanno evitato di costruirli.

Resta un mistero il motivo di tale operazione, dato che il ripianamento dei debiti è interamente a carico della tariffa, mentre l'inceneritore, con le sue enormi spese di funzionamento e manutenzione, viene indicato dallo stesso concordato come il "principale fattore di crisi aziendale" (a pari merito con l'evasione della TIA-TARI). Quindi non serve a pagare i debiti ma a crearli.

Con l'aumento della raccolta differenziata è possibile per i livornesi fare a meno dell'inceneritore, inviando in discarica solo il 20% dei rifiuti (gli indifferenziati), invece delle ceneri nocive prodotte dalla combustione. Ma la decisione approvata dalla Giunta Comunale lo scorso 6 novembre, involontariamente tragicomica, ha finalmente fatto chiarezza: chiedendo agli uffici, ormai a pochi mesi dalle elezioni, di "avviare un percorso" per l'elaborazione di un semplice "atto di indirizzo" per la futura "programmazione" della chiusura dell'inceneritore, ammette esplicitamente che fino ad oggi nessuno ha provveduto a lavorare per raggiungere tale obiettivo, effettivamente non previsto in nessun atto ufficiale di Aamps (concordato, bilancio, PTF, ecc.). Erano solo parole: in questo contesto la famosa "perizia asseverata" non è altro che un preventivo messo agli atti, ma privo di rilevanza (così come i relativi accantonamenti, che potrebbero essere dirottati per altre esigenze).

Nel frattempo, mentre a Livorno si gioca con gli equivoci, le altre città toscane si liberano dei propri impianti inquinanti e convogliano verso di noi i loro rifiuti da bruciare e farci respirare, facendo della nostra città il punto d'arrivo dei loro traffici di monnezza: dalle 25.000 tonnellate importate a Livorno ogni anno, stiamo rapidamente superando le 40.000 tonnellate/anno, con un obiettivo "a regime" (pag. 14 del concordato) di oltre 53.000 tonnellate/anno. Più del doppio!

Perché vogliono punire l'impegno dei livornesi nella raccolta differenziata, trasformandoci nella pattumiera della Toscana?

mercoledì 10 ottobre 2018

SI FACCIA LUCE SUL CAMBIO AL VERTICE AAMPS: OBIETTIVI MODIFICATI?


Recentemente il Direttore di Aamps ha dichiarato pubblicamente che il c.d.a. dell'azienda "non è ancora scaduto", mentre sul sito internet aziendale chiunque può leggere il contrario: il consiglio di amministrazione è cessato dall'incarico il 23 aprile scorso.

A quanto ci risulta, del cambiamento di modello di governance dell'azienda non è stato informato il Consiglio comunale, né i cittadini attraverso gli organi di informazione. Neppure è utile cercare informazioni su internet, perché mentre per il vecchio c.d.a. è reperibile sul sito Aamps un vero e proprio atto di nomina (una disposizione del sindaco di 7 pagine), per gli attuali vertici è invece disponibile solo un brevissimo estratto di verbale, in cui si accenna ad una mail di dimissioni dell'ex presidente e ad una decisione di giunta, due atti di cui non conosciamo il contenuto.

Perché ad aprile il c.d.a. si è dimesso, con quasi un anno di anticipo rispetto alla scadenza del mandato?
L'atto di nomina del precedente c.d.a. fissava con precisione gli obiettivi che il sindaco assegnava ai vertici Aamps, tra questi la presentazione di un piano per lo spegnimento dell'inceneritore "nel quadro degli obiettivi del concordato preventivo".

Non ci risulta però che il c.d.a. dimissionario abbia rispettato questo obiettivo: non è stato reso pubblico nessun documento di progetto per lo spegnimento dell'inceneritore, né durante né dopo il concordato.
Ciò nonostante, l'ex presidente è stato nominato Amministratore unico ed il Direttore generale è stato riconfermato nella carica (forse "premiati" anche con un aumento dei loro compensi rispetto all'anno precedente?).

Ricordiamo che nel piano di concordato l'inceneritore è stato individuato tra le principali cause della crisi finanziaria aziendale, a causa della scadenza nel 2011 del finanziamento pubblico previsto per tali impianti: senza questi introiti, i conti di Aamps sono andati all'aria nel giro di pochi anni.

Ci preoccupano le modalità molto riservate (nonostante Aamps sia 100% pubblica e finanziata dai cittadini) con cui è stata rimaneggiata la governance della società: non sappiamo infatti quali obiettivi siano stati affidati all'Amministratore unico ed al Direttore generale: tra questi c'è sempre la programmazione dello spegnimento dell'inceneritore?

venerdì 28 settembre 2018

CASSONETTI IN CENTRO, SFIDIAMO L'ASSESSORE A PUBBLICARE IL PROGETTO CONAI


Nella sua lettera pubblicata sul Tirreno, l'assessore Vece ha cercato di difendere il progetto di Aamps sulla raccolta differenziata in centro, in base a valutazioni che ci sembrano del tutto errate e fuorvianti.
Innanzitutto è profondamente sbagliato dividere i cittadini livornesi in due categorie, quelli serviti dal porta-a-porta e quelli a cui vengono concessi i cassonetti stradali con tessera, cittadini che avrebbero diritto più degli altri alla tutela del "decoro" e della "vivibilità". Le strade strette e gli altri problemi sono presenti anche negli altri quartieri.

Abbiamo sempre sostenuto che il porta-a-porta o si fa per tutti, ma ben gestito e prevedendo opportuni servizi per chi non ha spazi sufficienti, o per nessuno. Sicuramente non è possibile tentare di convincere i cittadini del fatto che il porta-a-porta sia "necessario" e "inevitabile" se poi per determinate zone l'azienda lo esclude per ogni tipo di rifiuto. Così si mettono i cittadini uno contro l'altro creando il caos.

L'assessore non può dire che nei quartieri serviti dai cassonetti la densità abitativa è 10 volte superiore "al resto della città", perché per nel "resto della città" hanno ricompreso anche tutta la fascia collinare disabitata dei boschi. In realtà, la densità degli altri quartieri è più o meno la stessa del centro.

Consigliamo a Vece particolare attenzione prima di affermare di aver evitato "sprechi". Infatti a noi risulta, ma chiunque può controllare, che "rigenerare" i cassonetti, cambiando il coperchio come vuol fare Aamps, costa di più rispetto a comprarli ex-novo.

In mezzo a tanti dati presentati dall'assessore e che meritano una verifica approfondita, c'è il suo giudizio sul progetto dei tecnici chiamati dal Conai: secondo lui, si tratterebbe di uno spreco enorme per milioni di euro. Noi non crediamo che il Conai abbia proposto a Livorno di buttare soldi dalla finestra con idee irrealizzabili: si parla di un ente nazionale che ha progettato con successo la raccolta differenziata in centinaia di comuni.

Sfidiamo pubblicamente l'assessore a consegnare la copia del progetto ai giornalisti ed ai consiglieri comunali, perché possano verificare costi e modalità rispetto al progetto di Aamps. 

venerdì 14 settembre 2018

IL PROGETTO DI AAMPS E' UNA FOLLIA, SBALORDITI DAL "SEGRETO" SUL VERO PROGETTO CONAI


Quello di Aamps sulla raccolta differenziata in centro è sembrato a molti un finto "percorso partecipativo": prima è stato pubblicato un bando per dotare di tessera (a caro prezzo, pari a circa un miliardo di vecchie lire) i vecchi cassonetti, poi sono state raccolte alcune e-mail di cittadini, infine è stato confermato esattamente il progetto iniziale, senza ascoltare neanche i tecnici inviati da Conai a progettare la raccolta porta-a-porta, con opportuni correttivi ma senza cassonetti stradali.

Lascia sbalorditi il fatto che il progetto del Conai non sia stato presentato alla città. Chiediamo che almeno adesso si possano conoscere i suoi contenuti, confrontando modalità e costi rispetto a quello di Aamps.

I cassonetti con tessera hanno dimostrato ovunque una resa enormemente inferiore di raccolta differenziata, in quantità ma soprattutto in qualità: chi pagherà i maggiori costi di smaltimento e i minori ricavi che ne deriveranno? Non i manager aziendali, ma ancora una volta i cittadini.

Non riusciamo a capire come si possa parlare di un sistema che a regime avrà solo 50 cassonetti, se il capitolato d'appalto parla di ben 400 cassonetti da attrezzare con tessera.

Non sarà possibile in futuro applicare la tariffa puntuale, che consiste nel controllare il peso o il numero dei sacchi dell'indifferenziato, inoltre è sbagliato il sistema di chiusura pensato per i cassonetti: con la chiavetta si sarebbero dovuti chiudere dopo il conferimento (per poter estrarre e riprendere la chiavetta), invece con la tessera possono essere lasciati aperti.

Si parla allora di controllare 50 cassonetti con 100 telecamere (due per ogni cassonetto?). Chi pagherà questo dispendioso sistema da "grande fratello"?

Per giustificare queste scelte, Aamps ha confrontato la densità di 19mila abitanti per chilometro quadrato del centro con la media livornese di 1.500 abitanti/kmq, che però comprende anche il territorio collinare e non abitato (cioè la maggior parte della superficie comunale), inoltre ha indicato la presenza di attività commerciali e di spazi ristretti in centro, problema comune di tutte le città italiane, anche quelle dove il porta-a-porta copre il 100% del territorio.

Siamo estremamente preoccupati da questa deriva di Aamps, che rischia di gettare definitivamente la città nel caos a danno della collettività.

venerdì 24 agosto 2018

INCHIESTA SUI RIFIUTI, COME E' POSSIBILE RINNOVARE LE AUTORIZZAZIONI?


Il Coordinamento Rifiuti Zero Livorno esprime grande preoccupazione per i possibili esiti dell'iter di rinnovo delle autorizzazioni alla ditta Lonzi Metalli, coinvolta nelle indagini sull'inchiesta "Dangerous trash", in vista della conferenza di servizi convocata dalla Regione per il prossimo 30 agosto.

Chiediamo pubblicamente alle istituzioni chiamate a valutare questi rinnovi:

1) se rispondano al vero le notizie di stampa apparse lo scorso inverno secondo cui alcune persone coinvolte nell'inchiesta abbiano già a loro carico condanne penali definitive in materia di gestione dei rifiuti e se sia possibile e opportuno rinnovare le autorizzazioni in una simile situazione;

2) come sia possibile che la stessa Regione Toscana, che per bocca del suo presidente Rossi annunciò la costituzione di parte civile e che secondo la procura antimafia risulterebbe vittima di truffa aggravata per almeno 4 milioni di euro, stia valutando il rinnovo delle autorizzazioni;

3) se rispondano al vero le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Arpat lo scorso inverno, secondo le quali tale agenzia regionale avrebbe provveduto in pochi anni ad emettere sanzioni amministrative e ben 15 comunicazioni all'autorità giudiziaria a proposito delle attività sul territorio livornese delle aziende coinvolte nell'inchiesta "Dangerous trash";

4) come sia possibile in questo quadro non applicare il testo unico (d.lgs. 152/2006) il quale prevede in caso di "gravi infrazioni e reiterate violazioni" la revoca delle autorizzazioni e la chiusura definitiva degli impianti, da parte dell'autorità competente (la Regione);

5) se le dichiarazioni rilasciate lo scorso inverno alla stampa dalla magistratura, secondo cui l'ipotizzata attività illecita oggetto dell'inchiesta prevedeva "sistematiche pressioni su soggetti legati alle istituzioni" (mentre fonti investigative rivelarono che l'indagine "è arrivata a livelli molto alti", assicurando che "la vicenda dei bambini non è la peggiore") abbiano dato luogo a controlli e verifiche all'interno delle istituzioni stesse, per identificare questi soggetti ed evitare che possano continuare ad essere destinatari di queste eventuali pressioni;

6) se sia stato possibile, nel rispetto delle esigenze investigative, conoscere i nomi degli oltre 50 indagati di cui ha parlato la stampa, visto che ne sono stati resi noti solo una decina, per poter valutare - anche ai fini delle eventuali decisioni amministrative di competenza - i confini esatti dell'inchiesta in corso e la gravità della stessa;

7) se sia stato valutato e abbia dato luogo a qualche provvedimento interno alle istituzioni il contenuto della relazione approvata nel febbraio scorso dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, in cui a proposito delle vicende riguardanti l'inchiesta "Dangerous trash" si legge che le notizie relative ad alcuni incendi "in cui sono intervenuti Arpat e Vigili del fuoco, non sono state trasmesse alla Procura", "emerge quindi una carenza di informazioni all'organo inquirente che desta molte perplessità", inoltre si legge che "appare evidente che anche il sistema dei controlli è stato del tutto carente", "l'amara conclusione è che presso i due impianti il reato di traffico illecito di rifiuti veniva consumato in piena tranquillità, senza timore di subire controllo alcuno", "in tale contesto di palese e quotidiana gestione illecita dei rifiuti nei due impianti, risalta evidente l'assenza dei controlli da parte di Arpat, come afferma il Procuratore della Repubblica di Livorno".

Ci auguriamo per il bene dei cittadini che le notizie apparse sulla stampa e nella relazione della Commissione parlamentare non rispondano all'effettiva situazione poi emersa dalle eventuali (a nostro avviso doverose) verifiche di approfondimento, perché in caso contrario ci troveremmo di fronte a circostanze gravissime e molto pericolose per la popolazione e l'ambiente. Il nostro auspicio è che nessuna attività di trasporto e trattamento di rifiuti speciali venga mai più autorizzata nei territori interessati dall'inchiesta, inoltre ci auguriamo che tali attività non vengano neanche "delocalizzate" in nessun'altra zona, se verranno confermate le accuse o le precedenti sanzioni e condanne di cui ha parlato la stampa a proposito delle aziende coinvolte. 

In assenza di risposte pubbliche convincenti entro il 30 agosto, ci rivolgeremo al Ministero dell'Ambiente ed a vari organi di controllo, tramite esposti riportanti le notizie di stampa e la relazione della Commissione parlamentare.

lunedì 30 luglio 2018

INCENERITORI E CASSONETTI, CHIEDIAMO INCONTRO URGENTE CON AAMPS


Il Coordinamento Rifiuti Zero Livorno chiede al Comune di Livorno la convocazione nei prossimi giorni del tavolo tecnico partecipativo verso Rifiuti Zero per analizzare il percorso previsto da Aamps per lo spegnimento dell'inceneritore ed il programma di estensione della raccolta porta-a-porta in tutta la città.

Nel bilancio consuntivo 2017, adottato dal C.d.A. in data 22 marzo 2018, appaiono dati e dichiarazioni che sembrano in contraddizione rispetto alle dichiarazioni ufficiali del Comune, che annunciavano una chiusura definitiva dell'impianto entro il 2021:
- si programmano "fermate straordinarie" per "interventi manutentivi" anche a 42 mesi dall'approvazione del bilancio, quindi fino all'autunno del 2021 (pag. 32 - nota integrativa);
- viene dichiarato che Aamps ha provveduto a costituire un fondo per la bonifica dell'area in cui insiste l'impianto, in un arco temporale di 8 anni a partire dal 2016, quindi "fino al 2023, anno di scadenza dell'AIA" (pag. 35 - nota integrativa).

Chiediamo quindi che l'azienda chiarisca il percorso previsto dall'azienda per giungere allo spegnimento dell'inceneritore, così come fortemente voluto dal Comune di Livorno, specificando il cronoprogramma degli interventi previsti e l'anno in cui si prevede di chiudere l'impianto.

Per quanto riguarda la raccolta porta-a-porta, nonostante nel maggio scorso sia stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra Aamps e CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) per la pianificazione della stessa all’interno del centro storico, è stato pubblicato un bando di gara Aamps che offre un corrispettivo di oltre 500mila euro per riconfigurare 400 vecchi cassonetti stradali, dotandoli di apertura con tessera magnetica.
Tale sistema stradale non è compatibile con quello porta-a-porta, che nei centri urbani con problemi di spazio viene sempre supportato da piccole isole ecologiche e servizi mobili come gli eco-bus.

Utilizzare i vecchi cassonetti stradali "riconfigurati" in alcune aree della città rischia invece di esporre quelle zone al ben noto “turismo” dei sacchetti dalle zone porta-a-porta limitrofe, oltre a costituire un messaggio discordante per i cittadini degli altri quartieri, ai quali per mesi è stato giustamente spiegato che il porta-a-porta è necessario per ottimizzare la raccolta differenziata.

Senza contare che i cassonetti con tessera si trasformano in piccole discariche per mano di chi è privo della tessera, oppure vengono danneggiati ripetutamente per mantenerli sempre aperti, come accaduto recentemente a Tirrenia, con continui costi di riparazione e sostituzione.
Per questo motivo si sono rivelati fallimentari ovunque siano stati installati, mentre il porta-a-porta è stato organizzato con successo anche in moltissimi centri urbani con problemi logistici analoghi a quelli di Livorno.

Anche su questo tema, chiediamo un confronto costruttivo con Aamps in un incontro organizzato dal Comune di Livorno, per contribuire ad accompagnare il percorso verso Rifiuti Zero, tutelando la salute dei cittadini, il decoro urbano, l’ambiente e la sostenibilità economica della gestione dei rifiuti sul nostro territorio.

venerdì 20 luglio 2018

A LIVORNO IL PORTA-A-PORTA FUNZIONA, ORA PIU' ATTENZIONE ALL'EFFICIENZA


L'ultima indagine ISTAT ha reso noto che più del 62% dei cittadini italiani è ormai servito da una raccolta dei rifiuti svolta con modalità porta-a-porta, un metodo che si afferma sempre di più perché si è dimostrato l'unico in grado di raggiungere e superare il livello di raccolta differenziata obbligatorio per legge.

Il Comune di Livorno e l'Aamps hanno infatti confermato in questi giorni che, grazie all'estensione progressiva del porta-a-porta in città, è stato già superato il 50% di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani raccolti. Quando il nuovo sistema arriverà a coprire anche il centro storico, finalmente Livorno sarà in regola con la legge, che prevede almeno il 65% di raccolta differenziata, evitando così le sanzioni (previste in forma di tributi speciali e addizionali) e riducendo costi e inquinamento.

Le direttive dell'amministrazione comunale a proposito della necessità di aderire alla strategia Rifiuti-Zero, in cui il porta-a-porta è solo il primo passo di un percorso che dovrà arrivare in breve tempo alla chiusura dell'inceneritore, stanno quindi cominciando a produrre i loro effetti positivi.

L'ISTAT ha anche rivelato che oltre l'88% dei cittadini italiani serviti dal porta-a-porta si sono dichiarati soddisfatti da tale metodo di raccolta, dimostrando che gran parte dei problemi che si verificano nella prima fase di transizione vengono normalmente superati in breve tempo.

Le proteste quindi sono in un certo senso "fisiologiche", ma se si sviluppano oltre un certo livello segnalano la necessità di venire maggiormente incontro agli utenti, che devono essere ringraziati per il loro impegno non solo con progressive riduzioni tariffarie ma soprattutto con un servizio sempre più efficiente.

Ci aspettiamo quindi da Aamps la massima attenzione al grado di soddisfazione dei cittadini, investendo tutte le risorse necessarie, escluse ovviamente quelle bloccate dal piano di concordato, per rendere il servizio confortevole e ben organizzato nei dettagli.

martedì 19 giugno 2018

E' IMPOSSIBILE TORNARE AI CASSONETTI, MA IL PORTA-A-PORTA PUO' DIVENTARE PIU' EFFICIENTE



Dalle pagine del Telegrafo apprendiamo che un cittadino livornese si è rivolto legittimamente al difensore civico della Regione per protestare contro le modalità di raccolta porta-a-porta, in rapida estensione a tutta la città di Livorno.

Non sappiamo in base a quale indagine approfondita scaturiscano le conclusioni del difensore civico, tuttavia costui si spinge a chiedere di "riconsiderare le modalità di raccolta", arrivando addirittura ad avvertire che la mancata esposizione dei bidoncini possa costituire un segnale per eventuali "malintenzionati", che in questo modo - se abbiamo capito bene - potrebbero accorgersi che l'utente non si trova in casa e quindi interrompere il loro astutissimo appostamento, magari da dietro un cespuglio (in mancanza dei cari vecchi cassonetti), per scassinare la porta e prendersi la refurtiva. Questa francamente non l'avevamo ancora sentita, ci dev'essere sfuggita l'ondata anomala di furti e rapine nelle città dove hanno adottato il porta-a-porta.

Non si riesce a capire poi se per "riconsiderare le modalità di raccolta", il difensore civico intenda rendere più efficiente il porta-a-porta laddove se ne ravvisi oggettivamente la necessità, attraverso un potenziamento dei servizi di supporto (come le isole ecologiche) e del calendario dei ritiri, soprattutto in fase di transizione. Su questo si puo anche concordare,  tanto più che i conti di Aamps adesso godono di ottima salute ed è possibile accedere ai milioni messi a disposizione proprio dalla Regione (e da altri enti) per le città che si decidono ad estendere il porta-a-porta. Sarebbe certamente opportuno aiutare i cittadini in difficoltà col nuovo servizio, andando incontro per quanto possibile alle loro richieste.

Ma se il difensore civico della Regione intendesse invece un ritorno ai cassonetti stradali, facciamo notare che la raccolta porta-a-porta, in quanto unica modalità che garantisce livelli accettabili di raccolta differenziata, è praticamente obbligatoria per legge, la quale (art. 205 del decreto 152/2006) prevede maggiorazioni tariffarie a carico dei cittadini in quei comuni che, a causa dei cassonetti stradali, non riescono a raggiungere l'obiettivo del 65%. Il conseguente danno erariale è già stato riconosciuto dalla Corte dei Conti a carico di alcuni amministratori locali, che dopo aver pagato di tasca propria risarcimenti salati allo Stato hanno immediatamente avviato il porta-a-porta, eliminando la non conformità rispetto alla normativa.

Non solo, tutte le spese sostenute finora dall'Aamps per estendere il porta-a-porta dovrebbero essere conteggiate come spreco milionario, proprio mentre la lente della magistratura è ancora puntata sulle gestioni passate e presenti. Nessuna scusa potrebbe essere accampata, perché il porta-a-porta è un metodo applicato da anni in centinaia di comuni italiani, da Lucca a Prato, da Milano alla Sardegna, quindi può e deve affermarsi anche a Livorno.

martedì 22 maggio 2018

LA RACCOLTA PORTA-A-PORTA E' INEVITABILE, STOP ALLE STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE


Nella sua lettera al Tirreno, l'esponente PD Gangemi sostiene a spada tratta le alternative "meccanizzate" alla raccolta porta-a-porta, da lui bocciata su tutta la linea.

Abbiamo già spiegato, con dati e analisi a prova di smentita, i motivi per cui il porta-a-porta si dimostra più efficiente, tanto che perfino grandi metropoli come New York e Londra lo stanno sperimentando, copiando le decine di grandi città italiane che lo hanno già adottato.

Volendo ulteriormente chiarire la situazione, facciamo presente che l'art. 205 del decreto 152/2006 sanziona (con aumenti tariffari) i cittadini dei comuni che non raggiungono il 65% di raccolta differenziata. I dati dell'ISPRA (ente governativo) certificano però che solo i comuni con il porta-a-porta sono riusciti a superare tale obiettivo, evitando le sanzioni. La Corte dei Conti infatti ha già iniziato a condannare per danno erariale gli amministratori locali che, rifiutando di applicare il porta-a-porta, si ostinano a non ottemperare alla legge.

Partendo da queste considerazioni oggettive, tutte le eventuali strumentalizzazioni politiche contro il porta-a-porta (che obiettivamente richiede un maggiore impegno a tutti, a partire dall'azienda ma anche ai cittadini) crollano miseramente.

Non a caso parliamo di possibili strumentalizzazioni politiche, perché per esempio mentre a Livorno il PD si oppone al porta-a-porta, a Lucca, Prato, Pisa, Treviso, Salerno, Bari e in decine di altre città lo applica da anni. Anche Milano è ormai servita dal porta-a-porta ovunque, per volontà dell'amministrazione PD che per estenderlo si avvalse proprio dell'attuale direttore Aamps.

Ricordiamo che anche a Livorno è stato il PD a pianificare giustamente l'estensione del porta-a-porta. In una lettera di qualche tempo fa l'allora sindaco Cosimi si rivolgeva così ai cittadini: "stiamo estendendo la raccolta porta-a-porta a tutta la città. Modificando alcune semplici abitudini potremmo superare la soglia del 65% indicata dalla normativa".

Una decisione responsabile, oltretutto obbligatoria per legge, resta tale anche se cambiano i colori politici dell'amministrazione in carica. 

martedì 17 aprile 2018

ECCO PERCHE' IL PORTA-A-PORTA E' MEGLIO DEL CASSONETTO CON TESSERA MAGNETICA


Durante i nostri incontri con i cittadini, organizzati autonomamente o in collaborazione con Aamps nei vari quartieri interessati all'estensione della raccolta porta-a-porta, ci viene chiesto spesso il motivo di questa scelta, in alternativa all'opzione dei cassonetti stradali dotati di sistemi di apertura con tessera magnetica.


Non è un caso se il sistema porta-a-porta si diffonde sempre più nelle città italiane (a prescindere dal colore politico delle amministrazioni), mentre i sistemi stradali vanno scomparendo, compresi quelli dotati di tessera magnetica, che vengono mestamente ritirati dopo le cosiddette "sperimentazioni".

Innanzitutto dobbiamo tener conto della normativa, che impone di raggiungere e superare la soglia del 65% di raccolta differenziata: secondo i dati dell'Eco Istituto di Faenza, con i sistemi stradali più o meno tecnologici si arriva ad una percentuale compresa tra il 47% ed il 58%, quindi con questi sistemi la normativa non viene rispettata ed i cittadini vengono colpiti da eco-tasse e aumenti tariffari. Con il porta-a-porta, invece, la resa supera il 76%, arrivando in alcuni territori addirittura oltre il 90%.
Una indagine dell'European Environmental Bureau, ha certificato che solo con il porta-a-porta è possibile ottenere anche una riduzione a monte della produzione di rifiuti.

Oltre alla quantità di raccolta differenziata, c'è il problema della qualità: secondo uno studio di Hera s.p.a., l'impurità della raccolta di carta con cassonetti e tessera è pari al 12,4%, mentre col porta-a-porta cala al 5,4% (meno della metà), invece per l'umido il tasso di impurità scende dal 11,4% (stradale) al 4,6% (porta-a-porta).
Visto che gli accordi economici sottoscritti dai comuni con i consorzi del riciclo penalizzano moltissimo le raccolte che presentano eccessive impurità, tutto ciò si traduce in un aggravio di costi per il cittadino e in un danno pesantissimo per l'ambiente e la salute pubblica.

Altri costi ed altre difficoltà sono dovute al fenomeno dell'abbandono dei rifiuti intorno ai cassonetti, da parte di chi non ha la tesserina o non vuole utilizzarla, problema che non si attenua col passare dei mesi ne' con l'aumento dei controlli. 

Ecco perché il porta-a-porta è necessario e perfino obbligatorio, preso atto dei requisiti previsti dalla legge. Ovviamente, chi ha reali e serie difficoltà deve essere aiutato, con servizi di supporto al porta-a-porta, come piccole isole ecologiche di quartiere o passaggi di eco-bus, ulteriori rispetto al calendario ordinario dei ritiri. 

mercoledì 31 gennaio 2018

LONZI-RARI: NO A RIAPERTURE FRETTOLOSE, VALUTARE L'ASSUNZIONE DEI LAVORATORI ALTROVE


Di fronte all'inchiesta "Dangerous Trash", che ha coinvolto la città di Livorno ed in particolare le aziende Lonzi e Rari, colpite da provvedimenti cautelari compreso il sequestro degli impianti di gestione dei rifiuti, si torna a parlare di delocalizzazione delle stesse in altre zone o comunque di riapertura, per tutelare i lavoratori che rischiano di perdere il posto.
A nostro parere è necessario prima di tutto fare chiarezza, dato che si è parlato di oltre 50 indagati ma per ora sono stati divulgati solo una decina di nomi. Non sappiamo ancora, quindi, quali sono i confini esatti di questa gravissima inchiesta giudiziaria: quanti sono i dipendenti indagati e soprattutto chi sono i "soggetti legati alle istituzioni" che secondo il PM garantivano protezione "a livelli molto alti".
Auspichiamo quindi che le autorità competenti non consentano riaperture o delocalizzazioni finché la magistratura non avrà fatto piena luce sulla vicenda.
Per quanto riguarda i posti di lavoro, non solo la politica potrebbe incentivare lo sviluppo di nuove aziende private nel settore del riciclo, che potrebbero riassorbire molti lavoratori delle società sequestrate, ma ricordiamo anche che il piano industriale Aamps prevede l'attivazione di piattaforme di selezione e pre-trattamento delle varie frazioni differenziate dei rifiuti, per rendere l'azienda autonoma rispetto agli appaltatori esterni, oltre all'assunzione di decine di nuovi dipendenti. Verificando la compatibilità con la normativa ed il piano di concordato, l'attivazione di tali piattaforme potrebbe essere accelerata ed accompagnata da un bando di concorso pubblico con meccanismi di punteggio premianti per chiunque abbia già esperienza nel settore e ovviamente non sia coinvolto nei procedimenti penali in corso.